Un agosto a Sabaudia

Un agosto a Sabaudia

di DACIA MARAINI

Una poltroncina di vimini

Il mare arruffato davanti

eri lì quieto e assorto

gli occhi a mollo nel tempo

che si disfa, che va, che vola

e tu con le tue brusche dolcezze

ricordi i gelati alla menta?

ti aspettavo, dicevi

la mattina alle sette

seduto sulla poltroncina di vimini

nella quiete della soglia

nell’ombra della casa

nel silenzio del sonno

eri già in lite col futuro

e filavi quel filo di attesa

fra le dita di vecchio baobab

mentre i cieli corrono

sopra il tuo collo di tartaruga

quel futuro da niente

quel futuro spensierato

con le sue arie da gran signore

e i suoi piedi di carta

ti ha portato via

come se niente fosse

con fare di amico fedele

tradendo la mia

la tua fiducia

e il tuo buonumore

le tue impazienze garibaldine

il tuo istinto di vincitore,

hai lasciato un bastone

lo vedo ogni volta che

entro ed esco da casa

il suo pomo di osso

il suo lucido corpo

di legno rossiccio

mi rammentano il tuo

zoppicare festoso

fra bagagli e cuscini

mentre le ciglia ridono

e il mento se ne va

e i piedi battono

sul tamburo delle meraviglie,

nella luce azzurrina

di un agosto a Sabaudia

come farò senza i tuoi occhi?

come farò senza la tua voce?

su quella poltroncina di vimini

caro figlio che

mi sei stato padre

nelle tue distanze astrali

ricordi i discorsi in cucina

la mattina alle sette

mentre aspettavamo che l’acqua bollisse?

e quel ridere di noi

e quel fantasticare di montagne

di carta e vapore

con quelle mani e quei piedi

quel baobab e quel tamburo

aspetterò di sentirti tornare.

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