Dopo Dora Franco. Confessione tardiva di Evgenij Evtushenko, illustrato da Mimmo Paladino, la collana «Voci dal mondo» che la Es pubblica in collaborazione con il Pen Club Italia, presenta il secondo volume, Romanzo di guerra. Poesie, di Jesper Svenbro, con dieci disegni di Arnaldo Pomodoro. L’edizione italiana esce, in contemporanea, con quella svedese, pubblicata da Bonniers. Il libro è curato da Marina Giaveri, di cui la Rivista n. 21 del magazine trimestrale ha anticipato parte dell’introduzione.
Jesper Svenbro è nato nel sud della Svezia, a Landskrona, nel 1944. Il padre è un pastore luterano. Ben presto si appassiona al greco antico (nel 1964 soggiorna due mesi in Grecia) e alla poesia moderna. All’università di Lund studia anche il latino. Nel ’66, esce la sua prima raccolta di versi. Nel ’69, Svenbro va negli Usa per seguire le lezioni di Eric Havelock a Yale. Qui conosce la futura moglie, Yvonnette Llavador, interprete di Genet. Rientrano insieme in Europa e vanno ad abitare a Lund. Nel ’73 si sposano e vengono in Italia, dove si fermano quasi quattro anni, con intervalli a Parigi. Qui il poeta svedese diventa membro del Centre Genet e segue i corsi di Vernant, Detienne e Vidal-Naquet. Nel ’77, da Boringhieri esce La parola e il marmo. A Roma, è contattato da Detienne e, nel settembre 1977, parte per Parigi dove si unisce all’équipe di Vernant su un progetto collettivo di ricerca dedicato al sacrificio greco: il risultato, La cuisine du sacrifice en Pays grec (1979). Lo stesso anno esce, in Svezia, la seconda raccolta poetica, Element till en kosmologi («Elementi per una cosmologia»). Quindi, la Storia della lettura nella Grecia antica (Laterza, 1981), Apollo samio (’93) che racconta in un certo senso la visita degli dei greci in Lapponia, Il mestiere di Zeus (’94) e i libri di versi Mio padre il pastore (2001), Il vignaiuolo e i suoi figli (2008) e Romanzo di guerra (2012). Nel 2006 entra all’Accademia svedese e occupa il seggio numero VIII, precedentemente appartenuto a Pär Lagerkvist.