di ANTONIO DELLA ROCCA
Che cos’è un congresso del Pen International? È una domanda da porsi ogni anno, anche perché i congressi non sono tutti uguali. Cercherò di darne un’idea parlando – come presidente del Pen Trieste – del 79° congresso di Reykjavik (9-12 settembre scorso), in cui erano presenti oltre 200 scrittori di 70 centri Pen del mondo. L’80° si terrà a Bishkek, capitale del Kirghizistan, ad Est del Mar Caspio, tra Kazakistan e Cina. Con ogni probabilità, invece, quello del 2015, avrà luogo a Québec, capoluogo dell’omonima provincia francofona del Canada. La complessità dell’organizzazione richiede che ogni congresso sia una sorta di Assemblea generale dei soci, una specie di Parlamento ed anche – fortunatamente – il luogo in cui si confrontano di persona le diversità del sodalizio internazionale. Essendo il Pen International un’organizzazione di diritto britannico, ciò comporta – almeno finché non troveremo una soluzione migliore – che l’Assemblea generale deliberi formalmente su un certo numero di questioni, magari noiose ma indispensabili, come le relazioni degli Officers e dei Comitati permanenti, il bilancio, e la scelta degli organi di governo. Quest’anno, ad esempio, si è votato per rinnovare il Segretario, Takeaki Hori (Pen Giappone); eleggere il nuovo Tesoriere, Jarkko Tontti (Pen Finlandia) e rinnovare o eleggere tre membri del Board: Anders Heger (Pen Norvegia), Gil-won Lee (Pen Corea del Sud) e Mohamed Sheriff (Pen Sierra Leone). È stata poi ratificata l’elezione del nuovo presidente del Comitato scrittori per la Pace, Tone Peršak (Pen Slovenia). L’Assemblea generale è anche chiamata ad assolvere compiti «legislativi», quali l’accettazione di nuovi Centri: sono il Pen Delhi (India) ed il Pen Myanmar (Birmania). Sono state approvate le risoluzioni – proposte dai Comitati permanenti e/o dai singoli Centri – in merito a varie situazioni critiche nel mondo, per indirizzare l’attività del Pen International presso Governi e Organismi sovranazionali. Quest’anno erano incentrate sulla difesa delle lingue minoritarie e sulla libertà di espressione; pur trattandosi di limitazioni di carattere diverso, si lamentano situazioni critiche in Bielorussia, Cina, Cuba, Egitto, Eritrea, Ungheria, America Latina, Messico, Russia, Spagna, Siria, Tibet, Turchia, e Vietnam. Altre risoluzioni riguardano la standardizzazione mondiale del portoghese, la difesa della lingua curda, il riconoscimento della lingua arpitana in Svizzera e le restrizioni della lingua basca in Navarra. Il secondo giorno, i delegati – guidati dal presidente del Pen International, John Ralston Saul, e dall’islandese Sjón, presidente del Pen Islanda – hanno marciato fino all’ambasciata russa per consegnare la risoluzione contro le nuove restrizioni della legislazione russa che penalizzano col carcere i reati legati alla «propaganda gay» e a quella con motivazioni religiose. Risoluzioni, queste, ora disponibili sul sito www.pen-international.org
Approvato anche il Manifesto degli Scrittori per la Pace, dopo che negli anni scorsi erano stati convalidati il Manifesto di Girona sui Diritti linguistici e la Dichiarazione del Pen sulla Libertà digitale. I Manifesti vengono tradotti oltre che nelle tre lingue ufficiali – inglese, francese e spagnolo – in molte altri idiomi, fra cui l’italiano, a mia cura, per facilitarne la diffusione nei vari Paesi. Ma la parte più importante, quella che dovrà essere sempre meno compressa dagli adempimenti, è l’incontro fra i delegati nelle varie sedi a ciò dedicate, in una simpatica babele di lingue, in cui può capitare di fare quattro chiacchiere con Antonio Skármeta. Ci sono le riunioni dei Comitati permanenti, le riunioni dei vari Networks informali che legano i Pen di Africa, America Latina, Balcani e dei Paesi del gruppo Uralo-altaico, le riunioni tematiche, i workshop per trasferire conoscenze su temi già trattati da alcuni Centri. E, soprattutto, le moltissime possibilità di stringere amicizie ed intrecciare collaborazioni. Tutto ciò (e molto altro) è stato il congresso di Reykjavik, di cui – come di tutti i congressi precedenti – è giusto ricordare la parte positiva con l’affluenza di 70 Centri nella splendida cornice dell’Harpa. Piace ricordare che qui è stato assegnato il primo Pen International New Voices Award ad un giovanissimo poeta del Sud Africa, Masande Ntshanga.
Tratto da pp. 8-9 della Rivista n. 25/2013