AKDAMAR: UNA LEGGENDA TURCA CON ERO E LEANDRO

AKDAMAR: UNA LEGGENDA TURCA CON ERO E LEANDRO

di GUÌVENC AYHAN

Narra la leggenda che la bella Tamara, figlia di un religioso armeno, viveva su un’isola del lago Van, nei pressi del Monte Ararat (la montagna anatolica dove la Bibbia situa l’approdo dell’Arca di Noe'). Sin dal IV secolo d.C. l’isola e' stata un luogo di rifugio per i cristiani e conserva anche una chiesa, un vero capolavoro di architettura, risalente al X secolo. Un bel giorno la sorte ha voluto far incontrare la bella Tamara con un povero giovane e bellissimo pescatore dell’altra sponda del lago. Un grande amore era inevitabile. Nel buio della notte lei accendeva un lume per farsi raggiungere a nuoto dal giovane. Ma il padre geloso della fanciulla, tramava per liberarsi del giovane. Cosi', in una notte burrascosa, prese il posto della figlia. Spostando in continuazione la candela, fece si' che il pescatore restasse disorientato e, non avendo piu' la forza di nuotare, annegasse tra i flutti; le sue ultime parole furono rivolte alla fanciulla amata: «Ah, Tamara». Si tratta, come e' palese, di una rivisitazione della leggenda di Ero e Leandro, gia' resa famosa dalla scrittura alessandrina
e dalla poesia latina (in particolare da Ovidio). Col tempo, l’invocazione del pescatore s’eì trasformata prima, semplicemente, in «Ah Tamar» e, poi, per comodita' di pronuncia, e' diventata «Akdamar», attuale nome dell’isola. E voi adesso vi chiederete: ma che cosa c’entra tutto questo con Yaôar Kemal? La risposta: nel 1951, Kemal, giovane scrittore poco conosciuto, era stato inviato come reporter nella provincia  di Van, citta' d’origine della sua famiglia. Strada facendo aveva incontrato un capitano-medico dell’esercito, da cui aveva saputo che era stato deciso di demolire la famosa chiesa di Akdamar, considerata una rovina inutile. A questo punto, Kemal si mette in moto, con l’appoggio dell’ufficiale. Si rivolge ad alcune persone molto influenti di Istanbul. Dopo qualche giorno non
solo venne fermato l’ordine di demolizione della basilica, ma addirittura venne deciso di restaurarla. Adesso Akdamar appare nel suo splendore monumentale ed e' diventata meta di pellegrinaggio. Cosi', oltre ad avere riacquistato il suo vero valore storico, ha anche rivitalizzato il turismo del lago.

Ho conosciuto Kemal  verso il 1950, quando scrivevo articoli d’arte sulla rivista Yenilik. Era un giovane emergente che ogni tanto veniva in redazione. All’inizio degli anni Sessanta, mi sono trasferito a Milano. Avendo saputo, poco tempo dopo, dell’arrivo di Kemal, assieme  ad alcuni amici mi sono organizzato per incontrarlo a cena. Quella sera ho notato che lo scrittore aveva lasciato dietro di se' i ricordi degli anni difficili della giovinezza. Mentre parlavamo bevendo un po’ di whisky, diceva scherzosamente: «Noi della sinistra siamo contentissimi delle nostre idee, ma lo stesso beviamo volentieri il whisky americano». Con o senza whisky, Kemal aveva sempre difeso i deboli; esponeva le sue idee con forza, ma sempre con serenita' e un bel sorriso.

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