Modiano: Musicista della lingua

 Modiano: Musicista della lingua
Il Premio Nobel per il 2014

 A Stoccolma, il 10 dicembre prossimo, Gustavo di Svezia consegnerà il Premio Nobel 2014 per la letteratura al francese Patrick Modiano, 69 anni, «per l'arte della memoria con cui ha evocato i destini umani più inesplicabili e scoperto il mondo della vita nel tempo dell'occupazione». Di seguito, un ricordo dello scrittore Sylvestre Clancier, già presidente del Pen Francia, suo compagno di scuola, nel 1964-1965, al Liceo Henri IV di Parigi.

 di SYLVESTRE CLANCIER

Che gioia, quel giovedì 9 ottobre scorso, nel sentire la notizia del conferimento del Premio Nobel di letteratura all’amico Patrick Modiano. Speravo da sempre che potesse averlo, fin dal giorno in cui, giustamente, il professor Audibert, nostro docente di letteratura al Liceo Henri IV di Parigi, gli aveva detto, con tono sicuro: «Tu certo non sei fatto per superare il concorso d’accesso all’école Normale Supérieure, ma diventerai un grande scrittore!». Era bastato perché Patrick non esitasse a volare verso altri cieli, mentre già cominciava a scrivere canzoni con il nostro compagno Hugues de Courson, che frequentava anche lui la stessa classe  «prestigiosa» (ma piuttosto noiosa) e, spesso, girava portando sottobraccio il manoscritto sempre riveduto, ripreso e corretto di quel che sarebbe stato il suo primo romanzo pubblicato da Gallimard, La Place de l’étoile. Come mai il professore di letteratura, gran lettore ed esperto delle lettere francesi, aveva potuto divinare, dalla lettura degli interminabili «saggi» consegnatigli dal giovane Patrick, che questi, incapace di confezionare un tema a regola d’arte, sarebbe diventato il grande Modiano? Era forse, il professor Audibert, uno scrittore in pectore o frustrato, che aveva dovuto accontentarsi di un posto, certo dignitoso, ma ingrato, di oscuro professore in un liceo parigino? Oppure era il reale talento di Patrick che – attraverso «saggi» che arrivavano alle ottanta pagine, mentre ne sarebbero bastate otto – si rivelava capace di penetrare l’opera di romanzieri francesi di fine 800dimenticati o misconosciuti? Da parte mia, avendo dato uno sguardo ad alcuni di quei saggi letterari – o per meglio dire peregrinazioni letterarie – di Patrick, già allora riconoscevo il reale talento dell’amico. Così Patrick, in una delle sue «consegne» abnormi, era capace di recuperare al tempo stesso un romanziere come Pierre Hamp (1876-1962), autodidatta, cantore della fatica operaia in libri noiosi come un orario ferroviario, e narratori diversissimi come édouard Estaunié (1862-1942), giovane di buona famiglia educato dai Gesuiti, oppure Marcel Schwob (1867-1905), narratore sensibile ed erudito, amico dei simbolisti. Ed è certo grazie a Patrick che mi sono interessato a mia volta di tali autori. Il tempo è passato, Patrick ha finito il suo primo romanzo, ne ha pubblicato altri, ha ottenuto il Prix Goncourt ed è davvero diventato il grande scrittore predetto dal professor Audibert. Per questo ne sono così lieto, e ne siamo così fieri al Pen Club francese, come alla Société des Gens de Lettres de France, poiché lo abbiamo proposto noi all’Accademia di Svezia perchè gli fosse attribuito il Nobel per la letteratura. Alcuni anni or sono, avevamo fatto la stessa cosa per Jean-Marie Gustave Le Clézio. Quando leggo sulla stampa i riassunti di molte interviste da lui rilasciate, mi  soffermo volentieri su quella in cui afferma che non riuscendo ad essere buoni poeti spesso si diventa romanzieri. Molti lettori crederanno che si tratti di civetteria: posso dir loro che si sbagliano. Patrick mi ha spesso dato prova della sua sincerità. Ama profondamente i poeti ispirati di ogni epoca. Per lui la poesia è davvero l’arte suprema: considera Nerval, Baudelaire, Verlaine e Mallarmé i fari che ancor oggi possono illuminarci. E quando, un 19 giugno – giorno del mio compleanno – una dozzina d’anni or sono,  ci siamo incontrati mentre stavo per recarmi all’Hôtel de Massa, sede dell’Académie Mallarmé, per esservi accolto, ho potuto constatare quanto Patrick ne fosse lieto e quasi commosso. In quell’occasione, per me memorabile, si mise a parlare dei poeti prediletti e del suo amore per la poesia, da lui considerata superiore a ogni altro genere letterario. Patrick è innanzitutto un musicista della lingua. I suoi lettori ne sono consapevoli.  Spesso sono le sonorità particolari dei nomi che dà ai personaggi a ispirarlo e a guidarlo nella ricerca di tracce e percorsi narrativi. Così procedono anche i poeti, musicisti della lingua. Il fascino, il mistero che circonda le sue opere non è lontano da quello presente in molte pagine del Voyage en Orient  di Gérard de Nerval  e dallo spleen dei grandi testi poetici di Baudelaire. Quella «Passante» la cui bellezza folgora il poeta seduto al caffé e che ispira a Baudelaire una sublime poesia («Assordante la strada intorno a me urlava / Alta, sottile, in lutto, maestà del dolore / Passò una donna…») potrebbe essere una delle emblematiche figure femminili di cui, in tanti romanzi, il narratore cerca con nostalgia le tracce durante le sue peregrinazioni a Parigi e nelle periferie: «Un lampo… poi la notte! – Bellezza fuggitiva…». 

Sì, è questa la figura emblematica di quelle donne dal destino misterioso che Patrick Modiano  evoca nella maggior parte dei suoi romanzi e che vorrebbe non fossero dimenticate. 

S. C.

(Traduzione di Marina Giaveri)

Scarica la Rivista 29, ottobre-dicembre 2014

 

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