Paul Valéry: «L’Arte? Un’industria. Con Fotografia e Cinematografo»

Paul Valéry: «L’Arte? Un’industria. Con Fotografia e Cinematografo»
Nel 1937 inizia i corsi di Poetica al College e incontra la giovane Jeanne Loviton

 

L’inverno del 1937 vede l’inizio di due grandi avventure nella vita di Valéry: la relazione con Jeanne Loviton (Jean Voilier) e l’istituzione, per lui, della Cattedra di Poetica al Collège de France. La prima sarà la risposta a quel «bisogno di tenerezza» segretamente confessato dall’algido poeta; la seconda comporterà la necessità di dare una struttura a un’estetica rinnovata anche nel nome. Del Corso di Poetica – inedito anche in Francia, salvo la lezione inaugurale – saranno pubblicate nelle Opere scelte (Meridiani Mondadori) alcune lezioni, trascritte dai manoscritti d’autore, o ricostituite a partire dalle note stenografiche degli ascoltatori, a cura di Marina Giaveri. 

 

di Paul Valéry

 

L'Arte, considerata come attività svolta nell’epoca attuale, si è dovuta sottomettere alle condizioni della vita sociale di questi nostri tempi. Ha preso posto nell’economia universale. La produzione e il consumo delle opere d’Arte non sono più indipendenti l’una dall’altro. Tendono ad organizzarsi. La carriera dell’artista ridiventa quella che fu all’epoca in cui egli era considerato un professionista: cioè un mestiere riconosciuto. Lo Stato, in molti Paesi, cerca di amministrare le arti; procura di conservarne le opere, le «sostiene» come può. Sotto certi regimi politici, tenta di associarle alla sua azione di persuasione, imitando quel che fu praticato in ogni tempo da ogni religione. L’Arte ha ricevuto dai legislatori uno statuto che definisce la proprietà delle opere e le condizioni di esercizio, e che consacra il paradosso di una durata limitata assegnata a un diritto ben più fondato di quelli che le leggi rendono eterni. L’Arte ha la sua stampa, la sua politica interna ed estera, le sue scuole, i suoi mercati e le sue borse-valori; ha persino le sue grandi banche, dove vengono progressivamente ad accumularsi gli enormi capitali che hanno prodotto, di secolo in secolo, gli sforzi della «sensibilità creatrice»: musei, biblioteche, eccetera…

L’Arte si pone così a lato dell’Industria. D’altra parte, le numerose e stupefacenti modifiche della tecnica, che rendono impossibile ogni ordine di previsione, devono necessariamente influire sull’Arte stessa, creando mezzi del tutto inediti di esercizio della sensibilità. Già le invenzioni della Fotografia e del Cinematografo trasformano la nostra nozione delle arti plastiche. Non è del tutto impossibile che l’analisi estremamente sottile delle sensazioni che certi modi di osservazione o di registrazione (come l’Oscillografo catodico) fanno prevedere conduca a immaginare dei procedimenti di azione sui sensi accanto ai quali la musica stessa, quella delle «onde», apparirà complicata nel suo meccanismo e superata nei suoi obiettivi. Fra il «fotone» e la «cellula nervosa» possono stabilirsi rapporti sorprendenti.

Diversi indizi, tuttavia, possono far temere che l’accrescimento di intensità e di precisione, così come lo stato di disordine permanente nelle percezioni e nelle riflessioni generate dalle grandi novità che hanno trasformato la vita dell’uomo, rendano la sua sensibilità sempre più ottusa e la sua intelligenza meno libera di quanto essa non sia stata.©

 

Dal «Corso di Poetica» al Collège de France. III Lezione (17 dicembre 1937).

 

/Tratto da pp. 1-5 della Rivista 25, ottobre-dicembre 2013/

 

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