I PRESIDENTI ITALIANI DEL PEN 1980: Mario Soldati (1906-1999)

I PRESIDENTI ITALIANI DEL PEN 1980: Mario Soldati (1906-1999)

Sciascia: leggerlo per essere felici Scrittore, regista e sceneggiatore si ispirava a Fogazzaro

di EMANUELE BETTINI Mario Soldati nasce a Torino nel 1906 e si forma in un contesto culturale particolarmente stimolante. I suoi studi presso i padri Gesuiti lo portano a frequentare la Torino di Piero Gobetti e del pittore Felice Casorati. Conosce anche Mario Bonfantini, Giacomo Debenedetti, Carlo Levi e Giacomo Noventa. Nel ’25 pubblica il dramma Pilato, nel ’27 si laurea in Storia dell’arte con Lionello Venturi e nel ’29 dà alle stampe il libro di racconti Salmace. Il 1929 è anche l’anno in cui Soldati si scontra con il regime fascista e, su invito di Prezzolini, parte per New York. È il periodo in cui l’Europa letteraria riflette sulla tragedia della Prima guerra mondiale e sul ruolo degli intellettuali. In Inghilterra viene fondato l’International Pen (1921) con presidente John Galsworthy (poi premio Nobel), mentre in Italia Lauro de Bosis fonda a Roma la sezione italiana del Pen Club (1922). Intanto, sullo scenario letterario e politico italiano, si affacciano due figure di spicco, Filippo Tommaso Marinetti e Carlo Govoni (che diventeranno entrambi presidenti Pen). Marinetti si schiera apertamente dalla parte di Benito Mussolini e, attraverso il Futurismo, ne tesse le lodi. Anche Lauro de Bosis si rifugia negli Stati Uniti, dove Mario Soldati insegna alla Columbia University e spera di ottenere la cittadinanza americana. Purtroppo non riesce nell’intento e nel 1931 rientra in Italia, giusto per sapere della tragica fine di Lauro de Bosis, sparito misteriosamente dopo un volo su Roma per lanciare volantini contro il regime. In quest’atmosfera di progressive chiusure culturali, Soldati sceglie di ritirarsi in un suo mondo privato; una piccola torre fatta di ricordi newyorkesi nella quale scriverà America primo amore (1935). La sua partecipazione alla vita letteraria di quegli anni è molto riservata, quasi distaccata dalle vicende che porteranno l’Italia verso la catastrofe delle leggi razziali e della guerra. Conosce Marinetti, Govoni, Gallarati Scotti, ma non entra nel Pen Club, di cui osserva piuttosto la decadenza ideologica. Nei successivi dieci anni si dedica solo al cinema, lavorando come sceneggiatore con la Cines di Emilio Cecchi e come aiuto-regista di Mario Camerini. Nel 1941 arriva finalmente il successo. Il suo ispiratore è Antonio Fogazzaro. Con Piccolo mondo antico (1941) e Malombra (1942), Soldati riesce a toccare l’animo della gente, proponendo temi di carattere popolare tanto cari ai ricordi risorgimentali. Il richiamo, presente in Piccolo mondo antico, alla lotta patriottica contro l’Austria è il contrassegno della posizione del regista, che si schiera dalla parte di chi non accetta di collaborare con il regime nazifascista. Salutata come un capolavoro, la pellicola trova il consenso tanto della critica quanto del pubblico. Particolarmente apprezzata Alida Valli nel suo primo ruolo drammatico. Piccolo mondo antico è un preludio a ciò che succederà negli anni successivi. Giunge il 1943, l’anno delle scelte difficili, l’anno in cui gli italiani si schierano gli uni contro gli altri. Sono i giorni dell’odio e della vendetta. Mario Soldati fugge da Roma con Dino De Laurentis. Questa avventura diventerà un diario di viaggio dal titolo Fuga in Italia. Dopo nove mesi trascorsi a Napoli, dove lavora presso la radio locale, Soldati rientra nella Capitale e partecipa alla Liberazione. Va come corrispondente di guerra sulla Linea Gotica per l’Avanti e l’Unità. Caduto il nazifascismo e nel nuovo clima di rinascita culturale, Mario Soldati riprende i contatti con gli scrittori amici di un tempo. Nel 1949, in collaborazione con Cesare Pavese e Ennio Flaiano, dirige Fuga in Francia. Quindi pubblica con Longanesi La giacca verde, Il padre degli orfani e La finestra, che gli vale il premio letterario San Babila. Nel 1952 dirige il film La provinciale, tratto dal romanzo di Alberto Moravia. Nel 1954 pubblica Lettere da Capri, il libro che lo consacra scrittore e che gli fa vincere il premio Strega. Nel 1954 nasce la Televisione italiana. Due anni dopo, Mario Soldati si trova impegnato come regista e conduttore dell’inchiesta televisiva Viaggio lungo la Valle del Po. Con questo documentario in Italia nasce una nuova figura, quella del giornalista enogastronomico, di cui egli diviene il prototipo ineguagliato. Il suo legame con i luoghi del Po si fa sempre più profondo, come vedremo nel film La donna del fiume, con protagonista Sofia Loren, dove le Valli di Comacchio sono cornice della grande avventura del delta. Anche la produzione letteraria di Soldati continua copiosa. Fra le opere più importanti ricordiamo Le due città (1964) e L’attore (1970) premiato al Campiello. I rapporti con Alberto Moravia divengono più frequenti e Mario Soldati si avvicina al Pen Club italiano, dal quale aveva preso le distanze durante il Ventennio. Questo avvicinamento lo vedrà presidente del sodalizio nel 1980, con segretaria Mimy Piovene. Morta quest’ultima, egli si ritira e la sede romana viene sciolta. Nel 1988, il Pen Club italiano si ricostituisce a Milano e nel 1989 la presidenza viene assunta da Mario Luzi. Soldati diventa vice-presidente onorario. Dal 1960 in poi Soldati decide di vivere fra Milano e Tellaro sulla costa ligure orientale, dove morirà nel 1999. «Il mio sentimento di lettore di Soldati da quando, per la prima volta su Il Mondo di Pannunzio, lessi un suo racconto – ha scritto Leonardo Sciascia, è qualcosa che somiglia alla felicità». Anche Natalia Ginzburg lo ricorda in questa chiave: «Fra gli scrittori del ’900 italiano, Soldati è l’unico che abbia amato esprimere, costantemente e sempre, la gioia di vivere. Non il piacere di vivere, ma la gioia; il piacere di vivere è quello del turista che visita i luoghi del mondo assaporandone le piacevolezze e le offerte ma trascurandone o rifuggendone gli aspetti vili, o malati, o crudeli; la gioia di vivere non rifugge nulla e nessuno: contempla l’universo e lo esplora in ogni sua miseria e lo assolve»

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