I PRESIDENTI ITALIANI DEL PEN 1988: Mario Luzi (1914-2005)

I PRESIDENTI ITALIANI DEL PEN 1988: Mario Luzi (1914-2005)

Nacque lo stesso giorno di Rimbaud:ma 60 anni dopo.  Fu tra i fondatori dell’Ermetismo. Più volte candidato al Nobel

di EMANUELE BETTINI

«I primi sintomi d’inclinazione verso la poesia li ho avuti da bambino, quando non sapevo nemmeno che cosa andavo cercando e cosa scarabocchiavo sulle pagine dei quaderni. A nove anni scrissi la mia prima poesia, senza sapere se poteva essere ritenuta tale». Con queste parole si presenta Mario Luzi in occasione di un’intervista, nel novembre del 1993. Nato a Castello di Sesto Fiorentino il 20 ottobre 1914 (esattamente sessant’anni dopo Arthur Rimbaud nato nello stesso giorno), Luzi aveva trascorso l’infanzia e la giovinezza in un contesto permeato di quella religiosità contadina che sarà per lui sempre legata alla figura della madre, Margherita Papini: «Ho visto in mia madre tutto quel mondo di religione contadina ed elementare ma introflesso e pensato e molto intensamente vissuto. – scriverà poi –. Questo mi ha incantato in lei, al di là del grande affetto che ci legava. Mi affascinava il suo trasportare tutte le cose in una interiorità, che forse la società modesta in cui si viveva allora non sentiva come bisogno primario». Il mondo fiorentino e senese in cui compie il suo percorso scolastico è quello del primo dopoguerra, scosso da disordini e presto funestato da appetiti totalitari. Profondamente cattolico, Luzi guarda con attenzione a un movimento come quello dei Fasci, che chiede l’introduzione del crocefisso nelle scuole e il rispetto della religione; tuttavia non se ne lascia coinvolgere, nonostante la collaborazione con riviste a volte vicine al regime come Frontespizio. Sono – quelli della sua giovinezza e degli studi all’università di Firenze – anni vivacissimi nella città toscana, ove un gruppo di giovani poeti, critici e traduttori (soprattutto dal francese, ma anche dallo spagnolo e dall’inglese) cerca di rinvigorire la cultura italiana con la proposta delle poetiche germinate in Europa dall’ultimo Ottocento: sono gli anni dell’Ermetismo, di cui Luzi è fra i fondatori, con Carlo Bo, Piero Bigongiari, Alessandro Parronchi e Oreste Macrì. Nel 1935 esce la sua prima raccolta poetica, La barca, cui segue nel 1940 Avvento notturno. Trasferitosi a Parma nel 1938 per insegnare in un liceo, comincia a collaborare con la rivista Campo di Marte edita da Vallecchi. La pubblicazione, che si ispira a idee di sinistra, coadiuva quel processo di trasformazione interiore che porterà il poeta a prendere le distanze dalle ideologie del ventennio. Collabora anche con altre riviste importanti come Paragone e Nuovi argomenti. Ritornato a Firenze nel 1945, vi pubblica la raccolta Quaderno gotico (1947), e poi Inventario (1952), passando dall’insegnamento liceale a quello universitario. La scrittura poetica continua a rappresentare il punto centrale della sua ricerca: «La poesia – commenta – fa sentire certe esigenze di fondo, certi impulsi della natura umana, che la condizione storica violenta dell’Europa ha soffocato, represso. Davanti alla poesia, se uno sente la voglia di ascoltarla, si risvegliano certe pulsioni che ci sono state sottratte. La poesia, come codice interno, è un deposito di quello che è costante nell’uomo, che il corso della storia moderna, occidentale in particolare, ha combattuto...». Alla raccolta di versi Primizie del deserto (1952) succedono Onore del vero (1957), Per il battesimo dei nostri frammenti (1985), Sotto specie umana (1999), Dottrina dell’estremo principiante (2004). Il successo ottenuto dalla raccolta Per il battesimo dei nostri frammenti (Garzanti), pone l’opera di Luzi in una posizione di grande rilievo nel panorama internazionale. Tre anni dopo, nel 1988, a Milano viene rifondato il Pen Club Italiano, che aveva cessato l’attività dopo la morte di Mimì Piovene e il ritiro di Mario Soldati; Mario Luzi vi è eletto presidente, e più tardi sarà fra i candidati alla presidenza internazionale. Nel 1997 il poeta, ormai anziano e stanco di condurre inutili battaglie – come quella per il Premio Nobel, la cui mancata assegnazione alla sua opera costituisce una forte delusione – decide di lasciare la presidenza del Pen Club Italiano, che passerà allo scrittore Ferdinando Camon. Il 15 ottobre 2004 giunge la notizia che è stato nominato, dal presidente Ciampi, senatore della Repubblica. Purtroppo Mario Luzi non riesce ad assaporare la gioia della prestigiosa nomina. Muore il 28 febbraio 2005, a pochi mesi di distanza dal suo ingresso tra i banchi del Senato.

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