Nobel 2011 al poeta svedese Tomas Tranströmer

Nobel 2011 al poeta svedese Tomas Tranströmer

NOBEL PER LA LETTERATURA Premiato uno svedese, 37 anni dopo due connazionali.

Al poeta Tomas Tranströmer, di 80 anni, è stato assegnato il Premio Nobel 2011 per la letteratura. Dal 1960, Tranströmer è socio del Pen Club svedese. Salgono così a quattro i soci del sodalizio internazionale che dal 2009 hanno avuto il Premio Nobel. Gli altri tre sono: Herta Müller, Mario Vargas Llosa e Liu Xiaobo.

Poeta del Pen vince il Nobel

di Jesper Svenbro

È un rituale ormai noto: il segretario permanente dell’Accademia svedese appare sulla porta del suo studio per annunciare il nome del premiato dell’anno; annuncio cui segue la brevissima motivazione redatta collettivamente dagli accademici. Fra il nome e la motivazione, ormai da anni, risuonava una voce che esclamava in svedese, anche dopo un nome mai sentito: «Finalmente!». Anche quest’anno ci si aspettava la battuta del solito mattacchione, ma il nome di Tomas Tranströmer, conosciutissimo in Svezia, ha senza dubbio fermato il suo intervento divenuto rituale, poiché non solo l’ovazione del pubblico è stata molto più forte e immediata del solito, ma questa volta il «finalmente!» era talmente opportuno da farlo tacere. Il poeta premiato quest’anno, infatti, era stato proposto per il Nobel già dal 1993, data dalla quale la sua candidatura era stata ripresentata ogni anno. Anche da parte di premi Nobel come Czeslaw Milosz, Derek Walcott, Seamus Heaney e Wislawa Szymborska che hanno esercitato il loro diritto di proporre un candidato; e, prima ancora, anche da Joseph Brodsky. La diciannovesima volta è stata quella buona, 37 anni dopo il Nobel dato ex aequo a due scrittori svedesi: Eyvind Johnson e Harry Martinson, che erano anche membri dell’Accademia. Il clamore provocato da quel premio, nel 1974, e dalla reazione mediatica, a seguito della quale Martinson si è suicidato qualche anno dopo, è stato forte e spiega, in parte, il lungo tempo d’incubazione del Nobel conferito a Tranströmer, svedese ma non membro dell’Accademia (cosa che ne avrebbe reso impossibile l’attribuzione, poiché l’Accademia s’è data la regola di non premiare più i propri membri). Bisogna anche rendersi conto che questo Nobel conferito a un poeta svedese non è la manifestazione di certo sciovinismo, come qualcuno avrà certamente pensato, ma che la sua nazionalità ha piuttosto – e da anni – pesato contro Tranströmer. Non è neppure una scelta legata al genere letterario rappresentato da Tranströmer: la poesia. Certo, il fatto che nessun poeta abbia ricevuto il Nobel dopo la Szymborska, cioè dal 1996 al 2010, ha potuto dare questa impressione. Ma quello su cui si basa l’Accademia non è né la nazionalità, né il genere letterario, né il sesso, né le idee politiche del candidato, ma solo la qualità dell’opera. E non è senza significato se la bandiera che scopre il lettore delle Baltiche, IV (del 1974) è stata tanto consunta dal vento e sbiadita dal sole da diventare la bandiera «di tutti». Universale, Tranströmer è tradotto in oltre 60 lingue e ha persino dato il suo nome a un caffè di Shanghai. Una poesia come Sulla Storia (1966), lungi da ogni campanilismo, appare ugualmente significativa: Quando alla radio si ascoltavano le notizie d’Algeria, / appariva una grande casa dalle finestre nere, / tutte tranne una: là si vedeva il volto di Dreyfus. La precisione del poeta svedese ha stupito più di uno storico francese, a partire da Pierre Vidal-Naquet, «dissidente» francese durante la guerra d’Algeria, le cui Memorie sottolineano il rapporto fra l’impegno dreyfusardo e la denuncia di torture nel 1962. Maestro della metafora, come è stato spesso qualificato, Tranströmer non concede mai nulla alla vaghezza impressionistica. La sua arte della metafora è un’arte di precisione. Mi racconta, uno studioso svedese, che nel 1945 Tranströmer, all’età di 14 anni, lesse per la prima volta Libertà di Paul Éluard. Lettura poco comune all’epoca e che ha certo influenzato la sua formazione negli anni seguenti. Si può citare a conferma la poesia Omaggio, del 1966, che fa menzione di Éluard e di Archiloco come maestri del poeta, accanto a tre altri nomi: Shiki, Björling e Ungaretti / col gesso della vita sulla lavagna della morte. Masaoka Shiki, l’innovatore dello haiku giapponese, Gunnar Björling, modernista finlandese e Giuseppe Ungaretti: altrettanti riferimenti per situare rapidamente questo poeta, la cui identità svedese non deve più essere un ostacolo al fatto che ci apre un «varco inedito alla realtà», secondo la formula dell’Accademia svedese.

Jesper Svenbro.

(Trad. dal francese di Daniela Zanardi)

 

Il poeta svedese Tomas Tranströmer,al quale  è stato assegnato il Premio Nobel per la letteratura per l’anno 2011

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