di SEBASTIANO GRASSO
Nel 1936, su invito del Pen Argentina, Giuseppe Ungaretti (1888-1970) fa il suo primo viaggio in America Latina. L’università di San Paolo gli offre la cattedra di Letteratura italiana. Il poeta accetta e va a vivere in Brasile sino al 1942, quando deve tornare in Italia per la guerra. Nell’agosto del ’66, a San Paolo, conosce Bruna Bianco, attuale socia del Pen Italia. Il poeta ha 78 anni; la donna, 26. Nata in Piemonte a Cossano Belbo, nel 1940 (a sei chilometri da Santo Stefano, paese natale di Cesare Pavese), nel ’56 Bruna era andata con la famiglia in Brasile. Fra i due si crea un’atmosfera intensissima che, per Ungaretti, diventa quasi febbrile. Una giovinezza ritrovata. Scrive Ungaretti nella poesia 12 settembre 1966: «Sei comparsa al portone / in un vestito rosso / per dirmi che sei fuoco / che consuma e riaccende / […]. Percorremmo la strada / che lacera il rigoglio / della selvaggia altura. / Ma già da molto tempo / sapevo che soffrendo con temeraria fede, / l’età per vincere non conta». E in 13 settembre 1966, la Bianco risponde: «Un vagante raggio ebbe la luce, / tenue filo dell’anima / del mio bacio donato / solo dal desiderio. / Ma dall’esilio ci libererà / l’ostinato mio amore». Ungaretti rientra a Roma. Inizia una fitta corrispondenza: lettere e versi. Pubblichiamo a pagina 7, la lettera inedita di Ungaretti, datata Roma 8 agosto 1967, inviata a Bruna Bianco, a San Paolo. Ungaretti e Bruna si rivedono l’anno dopo. Il poeta è invitato dalla Olivetti argentina per una serie di incontri fra poeti italiani e sudamericani. Insieme vanno a Buenos Aires e a Bariloche, nella Patagonia argentina. Ne sono testimonianza una serie di fotografie inedite che pubblichiamo in esclusiva. È un rapporto intenso, il loro, e, man mano che passa il tempo, lo diventa sempre di più. Quando, nel febbraio del ’68, per gli 80 anni del poeta, Fògola stampa una piccola edizione per gli amici, in 80 copie, di Dialogo (9 liriche di Ungaretti e 5 repliche della Bianco), con una Conbustione di Alberto Burri, in una nota, il poeta spiega: «È composto di poesie mie, dove, con il rendermi conto dell’età, oso indicare che l’amore può non estinguersi che con la morte». Ungaretti includerà Dialogo 1966-1968 nei Meridiani Mondadori di Tutte le poesie, uscito nel ’69. «Nove poesie d’amore, una conclusiva stagione di poesia d’amore, proponendosi a noi tra i segni più alti del suo lavoro – scrive nell’introduzione Leone Piccioni –. Si vedrà, ad esempio, una composizione stupenda ma anche disperata, e felice e drammatica e quieta insieme, in una accettazione serena, eppure ancora in contrasto vitale, come quella intitolata La conchiglia: non so se Ungaretti sia mai arrivato a tanta altezza inventiva». Il rapporto continua anche quando il poeta rientra in Italia. Un paio di volte, Ungaretti torna in Brasile; altrettante volte Bruna viene in Italia. Vorrebbe che il poeta si trasferisse a San Paolo, ma egli comincia ad avvertire i segni della malattia. L’ultimo messaggio arriva in Brasile sotto forma di dedica in un libro, datata 6 novembre 1969: «L’amore mio per te arde / sempre sotto la cenere. Unga’»©
Tratto da pp. 1-7 della Rivista 24, luglio-settembre 2013