Il sindaco di Venezia ritira dalle scuole comunali i libri “gender”

Il sindaco di Venezia ritira dalle scuole comunali i libri “gender”

 Di Mariarosa Rosi

"L’avevo promesso in campagna elettorale e l’ho fatto. Ho dato indicazioni perché vengano ritirati dalle scuole comunali i libri “gender” con genitore 1 e genitore 2. Resteranno a disposizione delle biblioteche, ma questi sono temi che non devono riguardare i bambini. A casa i genitori possono farsi chiamare papà 1 papà 2, ma io devo pensare a quella maggioranza di famiglie dove ci sono una mamma e un papà”. Con questo frettoloso annuncio in conferenza stampa del 24 giugno scorso, Luigi Brugnaro, a dieci giorni dalla sua elezione a sindaco di Venezia e a una manciata di ore dal Family day  in cui veniva celebrata a Roma la famiglia tradizionale, conferma di avere messo al bando 49 titoli di libri per l’infanzia che la precedente giunta comunale aveva selezionato all’interno del progetto Leggere senza stereotipi, dando spazio a temi quali il razzismo, la discriminazione fisica e religiosa, ma anche l’omosessualità e le nuove famiglie. La realtà di oggi, insomma. E così il percorso di educazione alle diversità che aveva visto l’acquisto di 49 titoli scelti da bibliotecari e psico-pedagogisti,  avvallato da importanti università e sostenuto da settanta Comuni di centrodestra e centrosinistra, subisce un brusco arresto.  “Questa è una vera e propria censura di regime” commenta subito Camilla Seibezzi, delegata del sindaco per i diritti civili nella vecchia giunta e promotrice dell’iniziativa, “Brugnaro dica pubblicamente quali titoli metterà al bando”. E in effetti il sindaco si farà risentire a breve ( “Molti libri verranno certamente ridistribuiti. Le riserve riguardano solo alcuni titoli”) ma solo perché, nel frattempo, si sono mossi in tanti. In Italia e all’estero. “Signor sindaco, cortesemente bandisca anche i nostri libri. Non vogliamo restare in una città dove vengono banditi quelli di altri” e seguono le firme di 236 autori tra cui Altan, Pergiorgio Odifreddi, Massimo Carlotto, Michela Murgia, Michele Serra. Senza appello sono anche le parole di Marco Polillo, presidente dell’Associazione Italiana Editori.  “Non è mai compito delle autorità politiche locali o nazionali discutere dei contenuti dei libri presenti nelle scuole. Non lo è nemmeno di una Associazione di Editori. Gli unici titolati a giudicarne sono gli educatori. Il compito di un sindaco è semplice ed è un altro. Lavorare perché i bambini abbiano a disposizione una biblioteca ancora più ricca e variegata e non interferire oltre.” Immediata anche la protesta sui social. Su Twitter i 49 titoli messi all’indice diventano consigli di lettura, 49 titoli, 49 giorni, uno al giorno e, al grido di “nessuna  censura”, su Facebook i post sui libri al bando raggiungono 50.000 adesioni. “Che si tratti di un sindaco omofobo?” si chiede intanto Liberation, mentre Amnesty International indirizza un’interrogazione al sindaco. Che si offende, contrattaccando. Persino le devotissime missionarie comboniane sul loro sito Combonifem.it danno al sindaco – ma in realtà a tutti noi -  una preziosa lezione sull’uso improprio della parola “gender”-  di nascita anglosassone e oggetto di  seri studi sociologici - ma tante volte equivocata, e promettono di occuparsi approfonditamente del fenomeno nel loro prossimo numero online. Contiamoci. E finalmente, l’11 luglio scorso, il sindaco annuncia “Ritireremo solo due o tre libri gender” a cominciare da Piccolo uovo di Francesca Pardi edito da Lo Stampatello nel 2011e illustrato da Altan, e Jean a deux mamans di Ophelie Texier, edito nel 2004 da L’Ecole des loisirs. Sono giudicati “inopportuni” per i più piccoli. Il primo racconta di un uovo che non vuole nascere perché non sa quale vita e quale famiglia gli toccherà in sorte e, per conoscere e capire, parte per un viaggio attraverso le varie tipologie di famiglia, comprese quelle fatte da due mamme o due papà, per poi scoprire che la migliore famiglia in cui nascere è quella dove regna l’amore, di qualunque tipo sia.  Il secondo, un piccolo album per i 2-4 anni che fa parte di una collana espressamente dedicata dall’editore – uno dei più accreditati in Francia – ai più piccoli perché ritrovino la loro situazione, qualunque essa sia (adottati, orfani, famiglie numerose, famiglie allargate) vede un simpatico lupacchiotto alle prese con due mamme lupo che si amano. Come si vede, entrambi fanno riferimento a due genitori dello stesso sesso. E’ l’omosessualità dunque a far paura al sindaco e non solo a lui? Sì, ma soprattutto la omoparentalità. La famiglia tradizionale non si tocca. D’altra parte entrambi i libri hanno alle spalle storie di contestazioni. Piccolo uovo al suo apparire fu accolto da tre articoli de L’avvenire in cui, attraverso la testimonianza di uno psichiatra, Bruno Renzi, si invocava la censura e il ritiro dal mercato perché “dannosi ai bambini in quanto potrebbero generare confusione”. E anche la sua riduzione teatrale non ebbe miglior fortuna. Jean a deux mamans ebbe a sua volta in Francia dure contestazioni finché l’Associazione dei bibliotecari  si espresse per il pluralismo e l’enciclopedismo culturale (e chi se non i francesi?) e varie altre associazioni rivendicarono la libertà di espressione. Storie controverse legate un po’ ovunque a tempi di troppo rapide trasformazioni ma tuttavia dibattute all’interno di un conclave culturalmente più idoneo, tra addetti ai lavori dell’educazione. Quello che stona in modo intollerabile nel diktat di Brugnaro è la censura preventiva da parte di un organo istituzionale. Che non ha il diritto né le prerogative giuridiche per farlo. Ci sentiamo di condividere appieno le parole di Marco Polillo e ci uniamo a tutti quelli che, in Italia e altrove, si sono espressi contro questa iniziativa censoria. Lasci la questione a chi di dovere, signor sindaco. Subito.

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