È morta a 99 anni Julia Dobrovolskaja L'avventura di una grande traduttrice

È morta a 99 anni Julia Dobrovolskaja L'avventura di una grande traduttrice

È morta ieri notte la scrittrice e traduttrice italo-russa Julia Dobrovolskaja. Avrebbe compiuto 99 anni il prossimo 25 agosto.Due anni fa aveva ottenuto il vitalizio della “Legge Bacchelli” su proposta del Pen Italia, presentata dai senatori Diana De Feo (Forza Italia) e Mauro Ceruti (Pd). Durante la guerra civile spagnola del ’38-’39 era stata interprete per i volontari russi che combattevano accanto ai repubblicani. Nel dopoguerra è stato il punto di riferimento per artisti e intellettuali italiani in visita in Unione Sovietica e traduttrice di molti scrittori italiani, fra cui Sciascia, Moravia, Parise, Rodari. Per una ventina d’anni aveva insegnato nelle università italiane. Fra i suoi lavori il “Grande dizionario russo italiano e italiano russo” di Hoepli  e la curatela dei libri di Nina Berberova per Adelphi.

In Russia la notizia della sua morte è stata data dall’agenzia Tass, dove lei aveva lavorato nel 1942. Leggeva la stampa straniera in cinque lingue (spagnolo, francese, tedesco, inglese, italiano), selezionando le notizie che riguardavano il suo Paese. Contemporaneamente insegnava Lingua e letteratura italiana all’università di Mosca.

Julia Dobrovolskaja era nata sul Volga, a Ninij Novgorod nel 1917. Viveva a Milano da 34 anni. Nel capoluogo lombardo era approdata nell’82, dopo un matrimonio combinato (per potere espatriare) con un gay italiano. Una vita straordinaria e avventurosa, la sua. A cominciare dalla parentesi della guerra civile spagnola, cui s’è accennato. Nel 1938 aveva affiancato il generale Vekov e seguito, come traduttrice, i volontari russi nella penisola iberica per combattere a fianco dei repubblicani contro Franco. Qui incontra Orwell, la “pasionaria” Ibarruri ed Hemingway: qualcuno la riconosce nel personaggio di Maria in Per chi suona la campana (ma lei ha sempre smentito una sua relazione con lo scrittore americano). Circa sessant’anni dopo Julia sarà la protagonista di Via Gorkij 8 interno 106 di Marcello Venturi. Uscito nel ’97, il libro verrà ripubblicato in ottobre dalle Edizioni Lindau di Torino.

Rientrata in Russia, Julia torna all’università. Allieva ed amica di Vladimir Propp, docente di filologia germanica, si laurea in Lingue. Dopo il lavoro alla Tass, nel ’44 viene arrestata e condannata a tre anni di lavoro penale. L’accusa? Perché come traduttrice in giro per il mondo, avrebbe potuto tradire il proprio Paese. Nonostante sia la  moglie del generale sovietico Alexandr Dobrovolkij, finisce prima alla Lubianka e poi nel lager di Chovino. Con l’amnistia di Stalin, la riabilitazione. E l’insegnamento universitario, le traduzioni dei libri di Sciascia, Moravia, Parise, Rodari, le visite con la Callas, Guttuso, Abbado, Grassi, Manzù, Gregotti, Brandi, Squarzina, Nono, Cacciari. Dopo Budapest e Praga, Julia decide di lasciare la Russia e di venire in Italia. Guttuso non approva la scelta dell’amica (“traditrice della patria comunista”) e da quel momento interrompe qualsiasi rapporto.

In Italia, la Dobrovolskaja insegna russo nelle università di Trento, Trieste, Venezia e Milano (l’ultima lezione, nel 2003, alla Statale, ad 86 anni), scrive sette manuali, e il Grande dizionario russo italiano e italiano russo (Hoepli, 2001), cura i libri di Nina Berberova, Jakov Rapoport, Evgenij Gnedin, Lev Razgon. Nonostante vent’anni di docenza negli atenei (incarichi annuali rinnovati), a Julia non era mai stata riconosciuta una pensione. L’unico aiuto le era venuto dalla “Legge Bacchelli”. 

Milano 25 luglio 2016

 

            
Julia Dobrovolskaja a Leningrado

 con Renato Guttuso a Mosca

 con Moravia

 

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