I cinque finalisti del Premio Pen Club Italiano 2011

I cinque finalisti del Premio Pen Club Italiano 2011

(in ordine alfabetico)

SIMONETTA AGNELLO HORBNY

 

 

La monaca (Feltrinelli Ed.)

Simonetta Agnello Hornby è nata a Palermo e vive dal 1972 a Londra, dove svolge la professione di avvocato ed è stata presidente per otto anni del Tribunale di Special Educational Needs and Disability. Il suo studio legale nel quartiere di Brixton lavora per lo più con le comunità nera e musulmana. Con La Mennulara, il suo primo romanzo, edito da Feltrinelli nel 2002, è stata finalista ai premi Marisa Rusconi e dei Lettori, e ha vinto i premi “Alassio 100 libri”, Fort Village, Stresa e Casino de Santiago. Sempre con Feltrinelli ha poi pubblicato La zia marchesa (2004), Boccamurata (2007) e Vento scomposto (2009; premio speciale della giuria del premio Rapallo Carige, premio Fregene per la narrativa, premio Ninfa Galatea).

La monaca, Feltrinelli
Messina, 15 agosto 1839. In casa del maresciallo don Peppino Padellani di Opiri, squattrinato cadetto di nobilissima famiglia napoletana e gentiluomo di corte del re delle Due Sicilie, fervono i preparativi per il ricevimento che la moglie Gesuela organizza ogni anno in occasione della festa dell’Assunzione della Vergine. Scandito dai canti, dai tamburi e dalle preghiere della processione che sfila lungo le vie della città, per molto tempo sarà l’ultimo giorno felice nella vita di Agata – quattordicenne figlia del maresciallo –, innamorata del ricco Giacomo Lepre e da lui ricambiata.
Agata è ben presto costretta a rinunciare al suo amore: le famiglie non trovano un accordo e, alla morte del maresciallo, donna Gesuela decide di portarla con sé e un’altra figlia, Anna Carolina, a Napoli, dove spera di ottenere una pensione dal re. L’unico piroscafo in partenza per Napoli è quello del giovane capitano James Garson. Dopo un tempestoso viaggio notturno, all’alba James e Agata si ritrovano insieme sul ponte e qui lei gli confida i propri tormenti.
A Napoli, anche per le ristrettezze economiche della famiglia, Agata viene forzata a entrare in convento: dapprima con l’accordo che, se vorrà, di lì a due mesi potrà far ritorno a casa e poi invece, suo malgrado, in via definitiva.
Nel monastero benedettino di San Giorgio Stilita, la cui badessa è una zia Padellani, si intrecciano amori, odi, rancori, gelosie, passioni illecite e vendette. Ma Agata sembra guardare oltre: si appassiona allo studio e alla coltivazione delle erbe mediche, impara a fare il pane e i dolci, si sente confortata dalla rigida scansione della giornata monastica e dalla solitudine del chiostro. Legge tutti i libri che James Garson le manda con regolarità e segue le sorti dei movimenti che aspirano all’unità d’Italia attraverso la sorella Sandra e il cognato Tommaso Aviello.
Ha accettato la vita monastica, ma è continuamente combattuta tra un sentimento religioso malgrado tutto intatto e il desiderio di vivere nel mondo. Non vuole dispiacere la zia badessa, ma non vuole nemmeno sacrificare il suo futuro. La contraddizione per Agata si fa sempre più severa, anche se i sentimenti nei confronti di Giacomo Lepre cominciano a sbiadire e cresce l’attrazione nei confronti di James Garson, presenza costante – benché sottotraccia – nella sua vita.
Sorella mediterranea delle eroine di Jane Austen (che il personaggio di Simonetta Agnello Hornby effettivamente legge), Agata descrive un percorso spirituale dove i nodi e gli impedimenti sono scelte vissute, e dove le scelte si traducono in racconto.
Personaggio complesso, affascinante proprio in ragione di questa sua complessità psicologica e morale, l’Agata di Simonetta Agnello Hornby è capace di abitare la Storia (siamo in anni delicatissimi, tra il 1839 e il 1848) e al contempo di portare con la propria storia (di giovane donna che scruta dentro di sé e dentro i rapporti umani) una forza spirituale nuova, da leggere a partire dal nostro tempo per arrivare al suo.

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GIORGIO BARBIERI SQUAROTTI

 

 

I sambuchi di San Sebastiano (Oedipus Ed.)

Giorgio Barbieri Squarotti (Torino 1929), allievo di Giovanni Getto, ha insegnato Letteratura Italiana all’Università di Torino dal 1967 al 1999. Alla morte di Salvatore Battaglia, è stato nominato responsabile scientifico del Grande Dizionario della lingua italiana UTET.
Sin dalla metà degli anni Cinquanta, l'interesse di Bàrberi Squarotti si è volto al rinnovamento delle forme poetiche nelle avanguardie europee e americane. Ha pubblicato fondamentali opere critiche su figure e tempi della letteratura italiana: Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto, Tasso, Giordano Bruno, Manzoni, Carducci, fino ai maggiori del Novecento Italiano – Pirandello, Gozzano, D’Annunzio, Alvaro, Pavese, Levi, Sbarbaro, Montale, Pasolini –. Nell’ultima opera saggistica, Tutto l’inferno (Franco Angeli, 2011), il grande critico propone, con nuove e originali esegesi, i molteplici significati che l'alta strategia dantesca distribuisce nella discesa del perturbante abisso. Ha scritto anche raccolte di versi. L’ultima, I sambuchi di San Sebastiano, ha inaugurato una nuova collana di Oèdipus edizioni, con l’altro grande vecchio della poesia italiana, Roberto Roversi. «San Sebastiano» recita la nota iniziale del poeta «è una frazione molto amabile di Monforte d’Alba, che è il mio paese dell’anima».

I sambuchi di San Sebastiano, Oedipus Ed.
Ne I sambuchi di San Sebastiano, per alleggerire il «troppo reale», il poeta guarda i dati concreti come in un magic mirror, di modo che gli stessi sono fruiti in un’aria temporo-spaziale liquida. In tale prospezione, massimo è il dominio della parola, «grazia dell’immagine». In Barberi Squarotti, la parola «apre squarci psicologici, paesaggi anomali, movimenti di giorni fiorenti, insomma il tempo e lo spazio nulla trattengono, in quanto sono ambiti di vanità: l’esistenza sarebbe una terribile perdita senza la scrittura come luogo del visitabile perenne (…) Uscendo dal mondo de I sambuchi di San Sebastiano il lettore avverte un dolce sollievo, una sorta di partecipazione involontaria, per essere stato condotto con levità sulle acque pacate di visioni depurate da ferite e dolori, da corruzioni e infelicità» (Ciro Vitiello).

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ROBERTO DE MATTEI

 

 

Il Concilio Vaticano II (Lindau Ed.)

Roberto de Mattei insegna Storia della Chiesa e del Cristianesimo all’Università Europea di Roma, dove è coordinatore della Facoltà di Scienze Storiche. È Vice Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche e membro dei Consigli direttivi dell’Istituto Storico per l’Età moderna e contemporanea e della Società Geografica Italiana. Presiede la Fondazione Lepanto e dirige le riviste «Radici Cristiane» e «Nova Historica». Collabora inoltre con il Pontificio Comitato di Scienze Storiche e ha ricevuto dalla Santa Sede l’insegna dell’ordine di San Gregorio Magno, come riconoscimento del suo servizio alla Chiesa. Tra le sue opere più recenti: La Biblioteca delle «Amicizie». Repertorio critico della cultura cattolica nell’epoca della Rivoluzione (1770-1830), Bibliopolis, Napoli 2005; De Europa. Tra radici cristiane e sogni postmoderni, Le Lettere, Firenze 2006; La dittatura del relativismo, Solfanelli, Chieti 2007; La Turchia in Europa. Beneficio o catastrofe?, Sugarco, Milano 2009.

Il Concilio Vaticano II, Lindau
Il Concilio Vaticano II, il ventunesimo nella storia della Chiesa, fu aperto da Giovanni XXIII l’11 ottobre 1962 e chiuso da Paolo VI l’8 dicembre 1965. Nonostante le attese e le speranze di tanti, l’epoca che lo seguì non rappresentò per la Chiesa una «primavera» o una «pentecoste» ma, come riconobbero lo stesso Paolo VI e i suoi successori, un periodo di crisi e di difficoltà. Questa è una delle ragioni per cui si è aperta una vivace discussione ermeneutica, in cui si è inserita l’autorevole voce di papa Benedetto XVI che ha invitato a leggere i testi del Concilio in continuità con la Tradizione della Chiesa.
Al dibattito in corso, Roberto de Mattei offre il contributo non del teologo, ma dello storico, attraverso una rigorosa ricostruzione dell’evento, delle sue radici e delle sue conseguenze, basata soprattutto su documenti di archivio, diari, corrispondenze e testimonianze di coloro che ne furono i protagonisti. Dal quadro documentato e appassionante tracciato dall’autore, emerge una «storia mai scritta» del Vaticano II che ci aiuta a comprendere non solo le vicende di ieri ma anche i problemi religiosi della Chiesa di oggi.
«La storia del Concilio è da riscrivere, o almeno da completare. È in tale spirito che propongo una storia del Concilio, “mai scritta”, non tanto per la novità delle testimonianze e degli episodi che ne emergono, quanto per la nuova ricostruzione e interpretazione dei fatti che viene offerta. Vero storico non è né il ricercatore che “scova” nuovi documenti, né il “cronista” che affastella quelli già conosciuti, ma colui che, basandosi sulla documentazione edita o inedita a sua disposizione, è capace di ordinarla, di comprenderla, di narrarla, inquadrando le vicende in una filosofia della storia che, per lo storico cattolico, è innanzitutto una teologia della storia.» Roberto de Mattei

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SANDRO VERONESI

 

 

XY (Fandango Ed.)

Sandro Veronesi è nato a Firenze nel 1959. È laureato in architettura. Ha pubblicato: Per dove parte questo treno allegro (Theoria, 1988; Tascabili Bompiani, 2001); Live (Bompiani, 1996); Gli sfiorati (Mondadori, 1990; Tascabili Bompiani, 2007); Occhio per occhio. La pena di morte in quattro storie (Mondadori, 1992; Bompiani, 2006); Venite venite B-52 (Feltrinelli, 1995; Tascabili Bompiani, 2007), vincitore del Premio Fiesole nel 1996; La forza del passato (Bompiani, 2000), con cui vince il Premio Viareggio L. Repaci e il Premio Campiello; Ring City (Walt Disney Company, 2001), Premio Fregene 2001; Superalbo (Bompiani, 2002); No Man's Land (Bompiani, 2003). Caos Calmo (Bompiani, 2005); Brucia Troia (Bompiani, 2007). Vincitore nel 2006 del Premio Strega, Caos Calmo è stato tradotto in 20 paesi. L’edizione francese ha vinto anche il Prix Femina 2008 come miglior romanzo straniero, il Prix Mediterranée 2008 e l’anno successivo il Prix Cèvennes come miglior romanzo europeo. L’edizione spagnola ha vinto il Premio Novela Europea, Casino de Santiago de Compostela edizione 2010. Sandro Veronesi ha collaborato con numerosi quotidiani e quasi tutte le riviste letterarie. Attualmente i suoi articoli escono su “la Repubblica” e su “La Gazzetta dello Sport”. Ha quattro figli e vive a Prato e a Roma.

XY, Fandango
Un albero ghiacciato, di un rosso vivo, pulsante, intriso di sangue. È la prima immagine che appare a don Ermete, Zeno e Sauro. Una strage indicibile si è consumata ai piedi di quell’albero, e solo una prodigiosa nevicata ha lenito l’orrore di quegli undici corpi straziati da undici cause di morte diverse, avvenute contemporaneamente, in un lampo. I quarantadue abitanti di Borgo San Giuda, travolti dall’onda d’urto di quel massacro, si ritrovano al centro del mondo mediatico. Semplici testimoni del male, diventano i protagonisti dimenticati di questa storia, e tutti insieme scivolano nella follia. Don Ermete non può abbandonare la sua gente e insieme a Giovanna Gassion, giovane psichiatra della ASL in fuga da un amore finito, cercherà in tutti i modi di mettere in salvo quel mondo di poche anime perse e mute, che sembrano lontanissime ma che in realtà siamo noi. Pagina dopo pagina sembrerà di essere lì a calcare forte il passo per non essere spazzati via da quel vento che tira gelido e senza sosta, di entrare in quelle case modeste dove germina la follia, di incrociare quegli sguardi disperati e soli, e infine di sentirsi lievi e salvi, una volta arresi davanti al mistero. X e Y, uomo e donna, fede e scienza, si incontrano e si scontrano fin quasi a sovrapporsi in un’eroica liberazione dalla dittatura della ragione, umiliata dall’assurda danza del male. Dopo Caos Calmo, Sandro Veronesi torna con un romanzo profondo, sapiente, pieno di umana comprensione: la sua scrittura avvolgente, che disegna curve morbide e leggere come scivolando sulla neve fresca, ci regala altri momenti di esilarante bellezza e due nuovi personaggi indimenticabili – salvo scoprire alla fine che uno dei due lo conoscevamo e lo amavamo già.

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VALENTINO ZEICHEN

 

 

Aforismi d'autunno (Fazi Ed.)

Valentino Zeichen è nato a Fiume ma vive a Roma. Dal 1974, anno della prima raccolta di poesie, ha pubblicato diversi libri fra cui Ricreazione (1979), Tana per tutti (1983), Museo interiore (1987), Gibilterra (1991), Metafisica tascabile (1997) e Neomarziale (2006). Un'antologia di tutte le poesie è apparsa negli Oscar Mondadori. Per la Fazi, nel 2000, ha pubblicato Ogni cosa a ogni cosa ha detto addio, raccolta completa di DVD.

Aforismi d'autunno, Fazi
Con questo libro, Valentino Zeichen sperimenta un genere nuovo, interamente formato da sostanza e pensiero, e da lui stesso definito "intelligente". Composto pensando ai cambi di colore della natura in autunno, a metafora di una condizione esistenziale, alla profondità di un Karl Kraus unisce l'eleganza di un Oscar Wilde nonché la raffinata leggerezza di Ennio Flaiano: questi, infatti, i principali modelli di riferimento per la raccolta nonché maestri nell'arte di scrivere aforismi, forma per eccellenza di "intelligenza organizzata". Zeichen qui, ragionando unicamente di ciò in cui crede, e di ciò che pensa, arriva a un concentrato di parole che appaiono rimescolate in base a una chimica sofisticata che coinvolge prima di tutto la lingua: icastica, spesso oscura, talvolta più limpida, che ogni volta si esprime lasciando fuori i sentimenti. Il risultato è una sorta di autoritratto intellettuale in cui è esplicitato il punto di vista dell'autore su temi quali il tempo come inganno, la letteratura come ispirazione, l'inevitabile passaggio delle stagioni. Tante le citazioni presenti fra le pagine e tanta l'autoironia per un'opera caratterizzata da uno stile improntato alla concisione e all'arguzia. Con questo libro, Valentino Zeichen dà prova di grande eclettismo: accanto a testi brevi, composti in un periodo precedente, ci sono testi più lunghi, altri persino narrativi per un piccolo compendio di poetica saggezza.

 

 


 

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